Un avvenimento editoriale: la pubblicazione di una nuova raccolta di racconti inediti o introvabili di Plinio Martini.
«Roseto è un piccolo villaggio circondato da grandi montagne. A Roseto c’è un campanile, una chiesa e una scuola, come in tutti i villaggi del mondo. Ci sono anche molte casette, tutte piccole e dipinte con colori chiari e graziosi. Le sue strade sono pulite, e il sole vi gioca volentieri a rincorrersi con i ragazzi».
Com’era bello di giugno a Roseto raccoglie cinque racconti – tra cui due inediti – che rappresentano altrettanti momenti del percorso letterario di Plinio Martini, dal 1943 – anno della sua prima, folgorante prova narrativa – al 1962. Scritti mentre Martini era attivo nell’insegnamento, sono racconti in cui bambini e ragazzi appaiono sia come protagonisti, sia come ideali destinatari. Storie di infanzia o per l’infanzia, dunque, che oggi tuttavia interesseranno soprattutto il pubblico adulto, tanto per il loro valore letterario quanto per la loro capacità di restituire vividamente un mondo – un paese alpestre con la sua gente a metà del Novecento – di cui altrimenti non ci rimarrebbe forse altro che la muta testimonianza dei muri di pietra delle case e delle stalle.
I cinque racconti esplorano generi diversi, dalla scheggia realista al «libro di lettura» che ammicca a Pinocchio, dalla fiaba con animali parlanti alla novella comica di ascendenza boccaccesca, ma sono accomunati da alcuni personaggi, dalle atmosfere e soprattutto dall’ambientazione. Come scrive il curatore Alessandro Martini nel saggio che completa il volume, Roseto diventa in queste pagine felicemente ritrovate il nome di un luogo «sentito come unico, ma capito come universale».
«Roseto è un piccolo villaggio circondato da grandi montagne. A Roseto c’è un campanile, una chiesa e una scuola, come in tutti i villaggi del mondo. Ci sono anche molte casette, tutte piccole e dipinte con colori chiari e graziosi. Le sue strade sono pulite, e il sole vi gioca volentieri a rincorrersi con i ragazzi».
Com’era bello di giugno a Roseto raccoglie cinque racconti – tra cui due inediti – che rappresentano altrettanti momenti del percorso letterario di Plinio Martini, dal 1943 – anno della sua prima, folgorante prova narrativa – al 1962. Scritti mentre Martini era attivo nell’insegnamento, sono racconti in cui bambini e ragazzi appaiono sia come protagonisti, sia come ideali destinatari. Storie di infanzia o per l’infanzia, dunque, che oggi tuttavia interesseranno soprattutto il pubblico adulto, tanto per il loro valore letterario quanto per la loro capacità di restituire vividamente un mondo – un paese alpestre con la sua gente a metà del Novecento – di cui altrimenti non ci rimarrebbe forse altro che la muta testimonianza dei muri di pietra delle case e delle stalle.
I cinque racconti esplorano generi diversi, dalla scheggia realista al «libro di lettura» che ammicca a Pinocchio, dalla fiaba con animali parlanti alla novella comica di ascendenza boccaccesca, ma sono accomunati da alcuni personaggi, dalle atmosfere e soprattutto dall’ambientazione. Come scrive il curatore Alessandro Martini nel saggio che completa il volume, Roseto diventa in queste pagine felicemente ritrovate il nome di un luogo «sentito come unico, ma capito come universale».