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Autore storicamente edito da Adelphi e che per la sua nitidezza e per lo sguardo affilato è indicato come il più grande scrittore che la Serbia abbia mai avuto: Danilo Kiš (Serbia 1935 – Parigi 1989). Il 2022 vedrà un volume di liriche mai tradotto in precedenza. La traduzione è a cura di Margherita Carbonaro e Slavo Serc. A guidarci nella vita e nelle opera “dello scrittore bastardo” (così si definiva Kiš in molte interviste riferendosi alle molte vite vissute) saranno i traduttori e Fabio Pusterla.
"La storia non comincia in medias res, all'improvviso, ma gradualmente, come quando nel bosco scende la sera" (Danilo Kiš, da Lo specchio dell'ignoto)
Danilo Kiš, definito uno «scrittore grande e invisibile» da Milan Kundera, nasce in terra serba da padre ungherese-ebraico e da madre montenegrina. Durante la Seconda Guerra Mondiale perde il padre, disperso in campo di concentramento, e rimane con la madre e la sorella in Ungheria. A pace avvenuta, la famiglia si trasferisce in Montenegro, dove il giovane Danilo termina gli studi superiori. A Belgrado si laurea in Letteratura nel 1958, e inizia a collaborare con la rivista «Vidici», di cui fino al 1960 sarà uno dei redattori di punta. Nel 1962 pubblica le prime due novelle, Mansarda e Psalam 44, e si trasferisce a Parigi, dove lavora come lettore universitario. Nello stesso anno si sposa con Mirjana Miocinovic (che fu anche curatrice di molte sue opere) da cui si separerà dopo diciannove anni. Oltre che scrittore, Kiš è stato anche traduttore dal russo, dal francese e dall'unghere, nonché insegnante di Lingua e Letteratura serbo-croata nelle Università di Lilla, Starsburgo e Bordeaux. Tra le sue opere, appaiono presso Adelphi Giardino, cenere (1965, 1986), Dolori precoci (1970, 1993), Clessidra (1971, per il quale vincerà il prestigioso Premio letterario NIN, 1990), Una tomba per Boris Davidovic (1976, 2005), Enciclopedia dei morti (1983, 1988), Homo Poeticus - Saggi e interviste (2009), Il Liuto e le cicatrici (raccolta di racconti inediti postumi, 2014) e La vita nuda (Mimesis, 2021).
Margherita Carbonaro, nata a Milano nel 1964, traduce letteratura di lingua tedesca e lettone. Ha tradotto opere di autori moderni e contemporanei fra cui Thomas Mann, Max Frisch, Christoph Ransmayr, Zigmunds Skujiņš, Nora Ikstena, Regīna Ezera, e diversi romanzi e testi saggistici di Herta Müller.
Fabio Pusterla, nato a Mendrisio nel 1957, è poeta, traduttore e saggista e insegna letteratura italiana presso il Liceo di Lugano e l’Università della Svizzera italiana. Collabora a diverse riviste, tra cui i Quaderni italiani di poesia contemporanea, e dirige la collana poetica Le Ali dell’editore Marcos y Marcos. È autore, tra l’altro, di otto principali raccolte poetiche parzialmente riassunte nell’antologia Le terre emerse. Poesie 1985- 2008 (Einaudi, 2009), cui hanno fatto seguito Corpo Stellare (2010), Argéman (2014) e Cenere, o terra (2018), tutti e tre pubblicati da Marcos y Marcos. Le sue opere sono state tradotte nelle principali lingue europee e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. A Fabio Pusterla sono stati dedicati il documentario di Danilo Catti Salamandre, gatti ciechi, rotaie (1998) e quello di Francesco Ferri, Libellula gentile (2018).
"La storia non comincia in medias res, all'improvviso, ma gradualmente, come quando nel bosco scende la sera" (Danilo Kiš, da Lo specchio dell'ignoto)
Danilo Kiš, definito uno «scrittore grande e invisibile» da Milan Kundera, nasce in terra serba da padre ungherese-ebraico e da madre montenegrina. Durante la Seconda Guerra Mondiale perde il padre, disperso in campo di concentramento, e rimane con la madre e la sorella in Ungheria. A pace avvenuta, la famiglia si trasferisce in Montenegro, dove il giovane Danilo termina gli studi superiori. A Belgrado si laurea in Letteratura nel 1958, e inizia a collaborare con la rivista «Vidici», di cui fino al 1960 sarà uno dei redattori di punta. Nel 1962 pubblica le prime due novelle, Mansarda e Psalam 44, e si trasferisce a Parigi, dove lavora come lettore universitario. Nello stesso anno si sposa con Mirjana Miocinovic (che fu anche curatrice di molte sue opere) da cui si separerà dopo diciannove anni. Oltre che scrittore, Kiš è stato anche traduttore dal russo, dal francese e dall'unghere, nonché insegnante di Lingua e Letteratura serbo-croata nelle Università di Lilla, Starsburgo e Bordeaux. Tra le sue opere, appaiono presso Adelphi Giardino, cenere (1965, 1986), Dolori precoci (1970, 1993), Clessidra (1971, per il quale vincerà il prestigioso Premio letterario NIN, 1990), Una tomba per Boris Davidovic (1976, 2005), Enciclopedia dei morti (1983, 1988), Homo Poeticus - Saggi e interviste (2009), Il Liuto e le cicatrici (raccolta di racconti inediti postumi, 2014) e La vita nuda (Mimesis, 2021).
Margherita Carbonaro, nata a Milano nel 1964, traduce letteratura di lingua tedesca e lettone. Ha tradotto opere di autori moderni e contemporanei fra cui Thomas Mann, Max Frisch, Christoph Ransmayr, Zigmunds Skujiņš, Nora Ikstena, Regīna Ezera, e diversi romanzi e testi saggistici di Herta Müller.
Fabio Pusterla, nato a Mendrisio nel 1957, è poeta, traduttore e saggista e insegna letteratura italiana presso il Liceo di Lugano e l’Università della Svizzera italiana. Collabora a diverse riviste, tra cui i Quaderni italiani di poesia contemporanea, e dirige la collana poetica Le Ali dell’editore Marcos y Marcos. È autore, tra l’altro, di otto principali raccolte poetiche parzialmente riassunte nell’antologia Le terre emerse. Poesie 1985- 2008 (Einaudi, 2009), cui hanno fatto seguito Corpo Stellare (2010), Argéman (2014) e Cenere, o terra (2018), tutti e tre pubblicati da Marcos y Marcos. Le sue opere sono state tradotte nelle principali lingue europee e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. A Fabio Pusterla sono stati dedicati il documentario di Danilo Catti Salamandre, gatti ciechi, rotaie (1998) e quello di Francesco Ferri, Libellula gentile (2018).