Premio Italo Calvino
Premio Giovanni Comisso under 35
Premio Flaiano under 35
Premio Città di Girifalco
Premio Fondazione Megamark
Premio POP
Premio Giovanni Comisso under 35
Premio Flaiano under 35
Premio Città di Girifalco
Premio Fondazione Megamark
Premio POP
La bolzanina Maddalena Fingerle (1993) è una delle voci emergenti del panorama letterario. Nel 2021 con il suo romanzo d’esordio, «Lingua madre» (ItaloSvevo editore) ha vinto il Premio Italo Calvino. È del 2022 la monografia «Lascivia mascherata. Allegoria e travestimento in Torquato Tasso e Giovan Battista Marino» (DeGruyter). Una giovane autrice talentuosa, una scrittura potente ed estremamente riconoscibile. A febbraio Mondadori manda in libreria il suo nuovo romanzo, «Pudore»
Lingua Madre
Paolo Prescher odia le «parole sporche», quelle parole che secondo lui non dicono ciò che dovrebbero dire, e le persone ipocrite che le pronunciano. Per questo odia la città in cui è nato, Bolzano, con la sua retorica sul bilinguismo e l’apparente armonia identitaria. Da qui l’idea di abbandonare l’italiano, il desiderio di parlare una lingua incontaminata e la fuga a Berlino, dove incontra Mira, l’unica che riesce finalmente a pulirgli le parole, tanto che persino tornare a casa gli appare possibile. Si consuma così un’ossessione in tre atti, in cui Maddalena Fingerle riflette sul valore delle parole e sul loro potere e, attraverso uno stile fulmineo e raffinato, rivela il senso più profondo del linguaggio.
Fremdschämen è una parola che non c’è in italiano, ma con cui riesco a capire tanto di quello che provo per mia madre: significa vergognarsi per qualcun altro. E poi c’è anche la Schadenfreude, che mi fa pensare a mia sorella, che è felice quando agli altri succedono cose brutte. In italiano si traduce con stronza. La mia parola preferita, al momento ancora pulita, è Sollbruchstelle. Indica un punto di rottura prestabilito che può essere quello delle tavolette di cioccolata e per me significa confine.
Pudore
La storia di Gaia che non ha più voglia di essere se stessa: si rasa i capelli a zero e indossa parrucche, svende i suoi orecchini più preziosi su ebay, si libera dell’armadio e compra un letto nuovo, che poi non è capace di montare. Vuole ricostruire se stessa e l’ambiente in cui vive a immagine e somiglianza di Veronica: la sua amata, meravigliosa Veronica, da cui è appena stata lasciata. Veronica non è solo la persona di cui Gaia si è innamorata, ma anche la donna che lei vorrebbe diventare, come accade nei primi, furiosi, narcisistici innamoramenti. La famiglia di origine di Gaia appartiene alla solida borghesia di italiani che vivono a Monaco e incarnano tutto ciò che lei rifiuta: la cultura umanistica come sprezzatura e ostentazione, il culto dell’apparenza, la tendenza a delegare i compiti operativi ai subalterni. Veronica al contrario è una donna vitale, concreta, estroversa e solare come la terra da cui viene, il Salento. Nel suo monologo ora arrabbiato e rivendicativo, ora masochistico, ora spaurito, ostaggio di una miriade di sublimi ossessioni, Gaia arriverà a conoscersi meglio e sarà pronta a correre davvero dei rischi per diventare l’individuo che vuole essere. Consapevole finalmente che per rinascere dalle proprie ceneri è inevitabile appiccare un incendio.
Paolo Prescher odia le «parole sporche», quelle parole che secondo lui non dicono ciò che dovrebbero dire, e le persone ipocrite che le pronunciano. Per questo odia la città in cui è nato, Bolzano, con la sua retorica sul bilinguismo e l’apparente armonia identitaria. Da qui l’idea di abbandonare l’italiano, il desiderio di parlare una lingua incontaminata e la fuga a Berlino, dove incontra Mira, l’unica che riesce finalmente a pulirgli le parole, tanto che persino tornare a casa gli appare possibile. Si consuma così un’ossessione in tre atti, in cui Maddalena Fingerle riflette sul valore delle parole e sul loro potere e, attraverso uno stile fulmineo e raffinato, rivela il senso più profondo del linguaggio.
Fremdschämen è una parola che non c’è in italiano, ma con cui riesco a capire tanto di quello che provo per mia madre: significa vergognarsi per qualcun altro. E poi c’è anche la Schadenfreude, che mi fa pensare a mia sorella, che è felice quando agli altri succedono cose brutte. In italiano si traduce con stronza. La mia parola preferita, al momento ancora pulita, è Sollbruchstelle. Indica un punto di rottura prestabilito che può essere quello delle tavolette di cioccolata e per me significa confine.
Pudore
La storia di Gaia che non ha più voglia di essere se stessa: si rasa i capelli a zero e indossa parrucche, svende i suoi orecchini più preziosi su ebay, si libera dell’armadio e compra un letto nuovo, che poi non è capace di montare. Vuole ricostruire se stessa e l’ambiente in cui vive a immagine e somiglianza di Veronica: la sua amata, meravigliosa Veronica, da cui è appena stata lasciata. Veronica non è solo la persona di cui Gaia si è innamorata, ma anche la donna che lei vorrebbe diventare, come accade nei primi, furiosi, narcisistici innamoramenti. La famiglia di origine di Gaia appartiene alla solida borghesia di italiani che vivono a Monaco e incarnano tutto ciò che lei rifiuta: la cultura umanistica come sprezzatura e ostentazione, il culto dell’apparenza, la tendenza a delegare i compiti operativi ai subalterni. Veronica al contrario è una donna vitale, concreta, estroversa e solare come la terra da cui viene, il Salento. Nel suo monologo ora arrabbiato e rivendicativo, ora masochistico, ora spaurito, ostaggio di una miriade di sublimi ossessioni, Gaia arriverà a conoscersi meglio e sarà pronta a correre davvero dei rischi per diventare l’individuo che vuole essere. Consapevole finalmente che per rinascere dalle proprie ceneri è inevitabile appiccare un incendio.
Maddalena Fingerle, ha studiato germanistica e italianistica ed è ricercatrice universitaria. Nel 2021 pubblica "Lingua madre" (ItaloSvevo) che vince il Premio Italo Calvino, il Premio Comisso under 35, il Premio Flaiano under 35, il Premio Città di Girifalco, il Premio Fondazione Megamark e il Premio POP. Nel 2022 esce la monografia "Lascivia mascherata. Allegoria e travestimento in Torquato Tasso e Giovan Battista Marino" (DeGruyter) e il racconto "Una proposta stronza" (Tetra-). Nel 2024 uscirà il nuovo romanzo (Mondadori).
Francesca Rodesino, ricercatrice presso la Biblioteca Nazionale Svizzera, dottoranda all'università di Zurigo, è redattrice di attualità culturale per la RSI Rete Due.
Francesca Rodesino, ricercatrice presso la Biblioteca Nazionale Svizzera, dottoranda all'università di Zurigo, è redattrice di attualità culturale per la RSI Rete Due.